Era una serata piovosa quando il commissario Andrea Monaldo ricevette la segnalazione di un sospetto ritrovamento nel palazzo di via Rossini. Un agglomerato di appartamenti modesti, quello che ospitava un gruppo di famiglie che, per quanto apparentemente tranquillo, nascondeva segreti inconfessabili. Con l’ombrello aperto, Monaldo si diresse verso il luogo del crimine.
Giunto nell’appartamento fu accolto da un’atmosfera densa di inquietudine. La padrona di casa, una certa signora Violetta, appariva visibilmente scossa. “Non riesco a credere a quello che ho trovato” – disse – con le mani tremanti mentre indicava l’armadio nel soggiorno. Monaldo fece un passo avanti, aprendo con cautela la porta in legno massiccio. L’odore di decomposizione colpì subito le sue narici. All’interno, disteso su un ripiano di vecchi vestiti, giaceva un cadavere.
Il corpo, maleodorante e quasi irriconoscibile, era di un uomo sulla quarantina, vestito con abiti eleganti. Era evidente che fosse morto da giorni, ma nessuno sapeva chi fosse. Monaldo non si lasciò prendere dal panico; l’investigazione doveva proseguire con lucidità. Cominciò a esaminare l’appartamento: non c’erano segni di scasso, né indizi sull’identità della vittima.
Sottoponendo la signora Violetta a un interrogatorio, il commissario scoprì che l’uomo era un frequentatore occasionale del palazzo. “Lo vedevo di tanto in tanto” – ammise lei – “ma non sapevo nulla della sua vita privata. Era sempre molto riservato”. Monaldo, tuttavia, notò un dettaglio curioso: un pacchetto di lettere ben conservato, nascosto in un angolo. Ogni busta era indirizzata a un certo “Enrico”.
Dopo aver raccolto le ultime testimonianze e analizzato le lettere, Monaldo iniziò a mettere insieme i pezzi del puzzle. Attraverso una ricerca approfondita e l’ausilio della polizia scientifica, emerse che Enrico era in effetti un noto imprenditore, scomparso settimane prima senza lasciare traccia. Le lettere contenevano richieste di aiuto e accenni a debiti ingenti.
In breve tempo, il commissario scoprì che la verità era ben più complessa e oscura di quanto inizialmente immaginato. Una rete di affari loschi, tradimenti e vendette si dipanavano dietro quel cadavere nell’armadio. Monaldo sapeva che la soluzione del caso richiedeva non solo doti investigative, ma anche una comprensione profonda della natura umana.
François-Marie Arouet meglio noto come Voltaire ha dichiarato: “Ai vivi si devono dei riguardi, ai morti si deve soltanto la verità”. Lo scrupoloso commissario Monaldo sarà in grado di dipanare la matassa di questo intrigato giallo per dare verità e giustizia al cadavere nell’armadio? Nonostante i buoni propositi ci sono delitti che rimangono sospesi diventando un mucchio di fascicoli affastellati in uno scatolone riposto sullo scaffale dei cold case.
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