L’ editoriale del Direttore Daniela Piesco

C’è un termine che descrive perfettamente l’ossessione di questo governo per le deportazioni teatrali, i CPR e le retate ad effetto: “pornografia della crudeltà”. Non è un’iperbole, ma una definizione precisa. Così come la pornografia sfrutta i corpi per suscitare emozioni basse e immediate, la politica migratoria italiana sta usando la sofferenza dei migranti per alimentare rabbia, paura e consenso.

Cos’è la pornografia della crudeltà?

È la spettacolarizzazione del dolore altrui a fini politici. Mostrare persone ammanettate, stipate in aerei, rinchiuse in centri disumani, non serve a risolvere nulla. Serve solo a eccitare l’istinto peggiore del pubblico il bisogno di vedere un nemico umiliato, punito, reso impotente.

Trump lo ha capito bene: più le immagini sono crude, più i suoi sostenitori applaudono. E il governo Meloni, anziché distinguersi da quel modello, lo ricalca pedissequamente. Deportazioni in Albania? CPR offshore? Non sono soluzioni, sono scene di un reality show autoritario, dove i migranti sono gli attori non pagati di una tragedia scritta a tavolino.

Il copione è sempre lo stesso
Si crea un nemico (“invasori”, “clandestini pericolosi”) senza prove concrete.
Si inscena una punizione esemplare (manette, voli charter, centri-lager) per dare l’illusione del controllo.
Si ignorano le conseguenze reali (costi milionari, condanne internazionali, sofferenza umana) perché l’importante è che si veda fare qualcosa di duro.

E mentre la magistratura boccia i provvedimenti, mentre le ONG denunciano torture e autolesionismi, mentre l’Europa storce il naso, il governo continua a vendere l’immagine del pugno di ferro. Perché, in fondo, a chi importa se queste operazioni sono inutili? L’importante è che qualcuno, da qualche parte, si senta rassicurato dalla crudeltà

Chi ci guadagna?

I politici, che trasformano l’odio in voti.
I contractor che gestiscono i CPR, facendo affari d’oro sulla pelle dei disperati.
I media complici, che rilanciano ogni deportazione come fosse un’operazione di guerra.

E noi? Noi paghiamo. Con i soldi delle tasse, con la dignità, con il progressivo sfaldamento dello Stato di diritto. Perché ogni volta che accettiamo questa pornografia della crudeltà, diamo il via libera a un pezzo in più di autoritarismo.

Basta guardare, bisogna reagire.

La domanda non è più quando si fermeranno?” ma quando li fermeremo? Perché se c’è una cosa che la storia insegna, è che nessun regime è eterno ma cade solo quando la gente smette di applaudire alla sua crudeltà.

Quando il popolo italiano si renderà conto che questa non è “sicurezza”, ma solo un circo mediatico finanziato con i suoi soldi? Quando capiremo che dietro ogni deportazione inutile, ogni CPR illegale, ogni decreto liberticida, c’è solo la volontà di distrarci dai veri problemi?

Perché alla fine, il vero pericolo per l’Italia non sono i migranti ammanettati e deportati. È un governo che, per mantenere il consenso, è disposto a svendere democrazia e diritti umani. E noi, intanto, paghiamo il biglietto di questo squallido spettacolo.

E noi, intanto, siamo ancora qui a discutere se quelle 40 persone in Albania “se lo meritavano”.

 

pH Pixabay senza royalty

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