Di Daniele Piro 

Spesso il distacco dalla propria città Natale è traumatico e doloroso. Per molti diventa una partenza definitiva, un’affermazione dei propri mezzi e delle proprie capacità lontano dalla terra natia, ma non per questo si perdono o si dimenticano le proprie radici; difficilmente il cordone ombelicale che ci lega a suoni, profumi, emozioni, ricordi si stacca del tutto e pur vivendo lontani il richiamo alle origini resta sempre presente nei cuori di chi vive lontano. Questa lontananza fa apprezzare ancor di più i fugaci rientri che vengono fatti nel tempo nella città natale, ma ahimè, nel caso di Benevento, fa anche vedere le brutture e le obbrobrietà che solo chi vive lontano può notare , in quanto osservatore quotidiano di altre realtà ed altri modi di vivere. Purtroppo chi vi scrive è uno dei tanti figli del Sannio andato via troppo presto che a distanza di ormai quasi un quarantennio, riesce ancora ad avere la fortuna di fare delle capatine in città con una certa regolarità. Ho visto un Teatro Romano spesso chiuso, ho visto un Mamozzio incompiuto che fa ancora bella mostra di se nel cuore storico della Città che con le sue mura spoglie e scheletriche priva di aria, di luce il Duomo e la piazza annessa. Ho visto Piazza Risorgimento vuota, silenziosa ed immobile per via di lavori di riqualificazione che al ritmo attuale finiranno il prossimo millennio. Ero venuto a novembre quando la piazza era stata da poco recintata, ci sono tornato a Natale e poi a Febbraio ed adesso ad inizio Aprile; mi sembra che in 5 mesi nulla o poco si sia smosso ma intanto si priva la piazza di “vita”, anche col suo caos mattutino di auto strombazzanti, di clacson, di alunni sostanti fuori gli atri scolastici o la sera con i capannelli di ragazzi attorno alle macchine parcheggiate. Ho visto file interminabili di pullman pericolosamente in sosta dalla rotonda del bar 2000 fin quasi ai semafori sul ponte San Nicola per i contemporanei lavori al Terminal. Sul ponte San Nicola ci si potrebbe scrivere un libro per quante volte è stato aperto, chiuso, riaperto, richiuso. E’ sicuro o non lo è? Possibile che la sicurezza dello stesso sia a tempo? Possibile che i lavori siano solo dei palliativi e non si giunga mai ad una conclusione definitiva? Ho visto un Malies sventrato nel quale (come per Risorgimento’s Square) il tempo sembra essersi fermato. Deviazioni stradali per consentire lavori (ma ci lavorano?) che di fatto hanno fatto morire un’arteria di vitale collegamento fra il centro ed il Rione Libertà decretando la morte commerciale dei vari negozi fra via dei Mulini e nei pressi del Mailes stesso. Ho visto un quartiere che ha cambiato faccia con l’abbattimento (era necessario?) della Federico Torre, la mia scuola adolescenziale. In passato era accaduto per l’INPS. Probabilmente per riqualificare e migliorare è più semplice abbattere che modificare o ristrutturare, però quando se ne va un pezzo di storia (in Inps a Benevento ci ho anche lavorato per 2 anni) si porta con se ricordi e sensazioni che sono difficili da spiegare. Ho visto nastri biancorossi di pericolo attorno ai pini che vanno dal viale Atlantici su per via Pacevecchia, come se un nastro colorato metta al riparo le coscienze da qualsiasi pericolo. Sono mesi che nei miei rientri in città vedo questi nastri che circondano tronchi o aiuole ma nulla viene fatto, complici anche rivolte ecologiste più o meno legittime. Ho visto, ma questo è un mio parere personale, ubicazioni di mercati rionali che considero improponibili per far fronte alle emergenze (quello collocato nei pressi dell’Ospedale Civile ne è l’esempio). Ho visto un Corso semideserto durante il giorno manco fossimo ai tempi del Covid, dato confermato da alcuni amici commercianti del luogo che lamentano l’assenza di acquirenti. Ho visto una Stazione Centrale perennemente circondata da lamiere che spero alla fine dei lavori svolga appieno la sua funzione accogliente visto che ad oggi riesce difficile non solo arrivarci, ma anche sostare per permettere lo scarico di persone e valige o di tirar su in macchina chi arriva dopo un viaggio. Ho visto una Villa dei Papi che dopo una frettolosa inaugurazione anni fa è rimasta nel dimenticatoio. Tutto giace abbandonato, la struttura è chiusa, i prati sono poco curati e francamente a nessuno viene voglia di andarci a fare un giro. Potrebbe diventare il secondo polmone verde della città per allievare la calura estiva visto che è posta sul punto più alto della città, magari con un bel bar o ristorante a corredo. Onde evitare di attirarmi addosso tutte le antipatie dei miei concittadini o di passare per lo snob settentrionale che adesso viene a farci visita parlando male della città, devo anche dire di aver notato alcune cose che mi hanno colpito in maniera positiva. La collocazione della struttura esplicativa accanto all’Arco Traiano a me piace, contrariamente ai giudizi negativi che leggevo sui social in corso di realizzazione; mi piace anche il gioco di luci attorno all’Arco stesso, cosi’ come mi piace la valorizzazione notturna delle mura longobarde con una illuminazione sobria che fa risaltare l’imponenza delle stesse. Mi piace l’Hortus Conclusus con i nuovi spazi da ammirare e sostare, mi piace la Villa Comunale e l’ubicazione del nuovo bar molto più centrale che offre una più ampia possibilità di fermarsi per un aperitivo o un caffè. Mi piacciono gli stadi cittadini (Vigorito. Imbriani, Avellola, Meomartini) che sono dei veri e propri gioiellini completamente rinnovati e funzionali. Probabilmente per chi vive la quotidianità cittadina, tutte queste cose positive o negative passano inosservate, in una sorta di assuefazione che non desta emozioni o sentimenti particolari. Chi come me fa una capatina in città di tanto in tanto è forse più pronto a cogliere o vedere cambiamenti, scempi, migliorie che portano poi ad esternare dei commenti che possono apparire esagerati agli occhi di chi in città ci vive. Ma Benevento è e resterà per sempre la mia città, da difendere ovunque con la fierezza da sannita che non rinnegherà mai il posto in cui è nato e cresciuto nell’adolescenza. E che forse, per il troppo amore, vorrebbe migliore.

pH Pixabay senza royalty

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