Signore,
questa notte, mentre la luna baciava il marmo del tuo silenzio, ho osato sfogliare il libro proibito del mio cuore. Sì, sono stata folle: folle nel credere che i miei versi potessero scalfire la perfezione del tuo palazzo di parole fredde. Folle nell’immaginare che, dietro ai tuoi sigilli di cortesia, potesse nascondersi un uomo capace di vedere me,non la statua che hai scolpito per convenienza, ma la tempesta che danza sotto la mia pelle.
Mi hai respinta con la grazia di un diplomatico e la pietà di un giudice. Hai archiviato il mio amore come un documento mal scritto, firmando il tuo rifiuto con inchiostro indelebile. Eppure, sappi questo: non sono una supplica in attesa di grazia. Sono colei che ha illuminato saloni con risate di diamante, che ha risolto enigmi con un battito di ciglia, che ha amato con la furia di mille soli morenti.
Tu hai preferito le ombre del decoro alla luce scomoda della verità. Va bene.
Ma quando la solitudine busserà alla tua porta impeccabile,perché lo farà, signore,ricorda che c’era una donna che ti avrebbe donato non fiori recisi, ma giardini interi. Una regina senza trono, sì, ma mai una mendicante.
Con il ferro della mia dignità e il velluto del rimpianto,
Inad
P.S. Non cercare questa lettera tra i tuoi archivi: l’ho scritta col fuoco, e si dissolverà all’alba.
Nell’ Immagine della regina:
Frammenti di specchio ai suoi piedi (il rifiuto l’ha costretta a ridefinire la sua identità).
Un sigillo spezzato nella mano sinistra (la formalità che ha ucciso l’amore).
Fiamme blu che avvolgono le colonne del palazzo (la passione che sopravvive al disprezzo).
Orologio senza lancette appeso al soffitto (il tempo sospeso del rimpianto).