Di Letizia Ceroni 

Il treno che portava a destinazione Roberto arrivò puntuale.
Una volta in stazione, vide Mario che lo stava attendendo, si salutarono con la mano, l’amico lo aiutò con le valigie e poi gli disse :- ora andiamo a gustarci un buon caffè ; entrarono nel bar e Roberto acquistò una scatola di cioccolatini, quindi, si avviarono con i bagagli alla vettura che li avrebbe condotti a destinazione.
Mario era sceso dal paese con un piccolo biroccio, tirato da un mulo, al quale aveva applicato un sedile imbottito per farlo fungere da calesse, caricarono le valigie e si avviarono lentamente.
Felici di ritrovarsi, pregustavano la gioia di quel soggiorno che li avrebbe visti ancora uniti per un periodo già programmato denso di gite sui monti, scorribande e partite di biliardo giù in paese.
Il calesse stava ormai percorrendo l’ultimo tratto di strada, quando videro un’esile figuretta correre loro incontro sorridente che , agitando il cappello di paglia gridava “ciaooo!!!” Mario, a quella vista disse : oh! Arriva Ciufforosso!!
Chi è? chiese Roberto, è mia sorella, rispose Mario, tu non la conosci perché l’ultima volta che venisti era sui monti a pascolare il gregge.
Dopo che si furono presentati, Roberto la osservò attentamente, con quei capelli rosso tiziano, corti, ricciuti e con quel ciuffo che le ricadeva sulla fronte, il nasino ben fatto, le lentiggini sul naso e sulle guance rosse, il sorriso smagliante che le faceva brillare i bellissimi occhi, la camicetta un tantino scollata, la gonna lunga arricciata in vita che le modellava il corpicino esile lasciando scoperte solo le caviglie e i piccoli piedi calzati negli zoccoli di legno, restò ammirato a contemplarla per un po’.
A questo punto, Mario disse : ora hai visto “Ciufforosso “! Ma lei si arrabbiò perché si sentiva già grande e quel nomignolo che le andava tanto bene da piccola, ora non lo voleva più sentire, ormai a quasi 15 anni, quel ciuffetto aveva per lei un altro significato, cioè, sopra a quei meravigliosi occhi chiari, serviva ad attirare l’attenzione di qualche bel ragazzo, perché, a parte quell’andatura un po’ sgraziata tipica di chi vive in montagna, Teresa, detta Teri, era molto bella.

In casa ad aspettarlo c’era il resto della famiglia, Roberto offrí la scatola di cioccolatini alla mamma di Mario che li accettò commossa dicendogli che non avrebbe dovuto disturbarsi.
Pranzarono allegramente, poi, Mario prese le valigie e lo condusse nella camera che avrebbero diviso perché la casa era piccola, una bella stanzetta con due letti, linda e senza troppi fronzoli in giro, sul comò, qualche foto di loro quando erano militari che Roberto aveva quasi dimenticato, un gran sorriso sulla bocca di entrambi a ricordo del l’euforia dei vent’anni.
Ora mettiti comodo e riposa un po’, disse Mario, se hai bisogno, sono giù.
Dopo un breve riposo, si alzò e si affacciò alla finestra rimanendo incantato dallo stupendo scenario di quelle montagne verdi e piene di fiori e respirò a pieni polmoni l’aria fresca e pulita, si sentiva felice.
Indossò un paio di pantaloni blu e una maglia azzurra, non sembrava nemmeno figlio di contadini col viso ancora pallido, ma il sole di montagna gli avrebbe presto restituito l’abbronzatura perduta, ma, prima di scendere, mise la foto di Katia sul comodino perché, in quel momento, il suo pensiero era rivolto alla sua ragazza che amava tanto.
Quando fu sceso, Mario gli propose di andare a fare una passeggiata poi disse, rivolgendosi alla sorella, di andare a disfare le valigie e mettere tutto in ordine. Teri, non appena entrò nella camera, vide subito la foto di Katia e si chiese chi poteva essere, suo fratello non le aveva mai detto niente del suo amico ma poi capì e ne rimase un po’ indispettita senza, in fondo, sapere perché, alzò le spalle e si mise a svolgere il compito che le era stato assegnato e, quando finì era già ora di cena e sentì le voci del fratello e del suo amico che stavano rientrando.
Essendo pastori, la cena fu a base di carne di pecora, il brodo era squisito, la carne arrosto una delizia e il buon vino di montagna non era da meno, dopo cena, parlarono un po’ ma, per Roberto era stata una giornata intensa, quindi, diede la buona notte, salì in camera e non appena coricato sprofondò in un sonno profondo.
Nei giorni che seguirono ebbe modo di constatare come tutti gli volessero bene, si sentiva a suo agio, la signora Elvira era sempre premurosa nel fargli trovare la colazione pronta al suo risveglio ed assicurarsi che non avesse bisogno di qualcosa, lui la rassicurava anche perché la donna aveva sempre molto da fare, doveva mandare il bambino a scuola, preparare qualcosa per i suoi uomini da portare con sé perché, dopo la mungitura andavano sui monti a falciare erba e a fare altri lavori e preparare qualcosa anche per Teri che portava il gregge al pascolo e poi doveva fare i lavori di casa.
Roberto uscì per scendere in paese, doveva acquistare qualche cartolina, si sentiva in colpa perché era lì ormai da tre giorni e ancora non aveva scritto nulla a Katia e ai suoi genitori, approfittò per prendersi un caffè al bar e riprese la via del ritorno lentamente, facendo qualche sosta sia per osservare il bellissimo paesaggio che per riposarsi perché, la strada era ripida e il suo fisico ancora debole.
Arrivato a destinazione si sentiva veramente stanco ed Elvira, sorridendo, gli disse : sono faticose le nostre strade, vero?
Le porse due pacchetti di tabacco per il marito, Elvira ringraziando gli chiese se si sentisse solo rassicurandolo però perché, siccome da lì a poco sarebbero finite le scuole il bambino, che aveva ormai 11 anni, avrebbe preso il posto di Mario in campagna, salvo qualche lavoro pesante, così avrebbero potuto stare insieme e, quando Mario fosse stato occupato, sarebbe stata Teri a portarlo a visitare molti luoghi bellissimi di quelle montagne mentre il fratellino si sarebbe occupato del gregge.
Dopo mangiato, andò a riposare, quando si svegliò scrisse ai suoi genitori e una lunga lettera d’amore alla sua Katia scusandosi del ritardo e giurando che, da quel momento in poi, avrebbe ricevuto posta tutti i giorni.
Scese che erano quasi le cinque e chiese a Elvira di indicargli la strada che Teri faceva per riportare a casa il gregge, così le sarebbe andato incontro, lei glielo indicò volentieri perché sapeva che era un ragazzo serio e, se non fosse stato già fidanzato, avrebbe visto in lui l’uomo adatto per sua figlia.

… continua….

Ph Letizia Ceroni

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

CAPTCHA ImageChange Image

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.