L’ editoriale del Direttore Daniela Piesco
Se c’è un posto in cui persino la morte viene ridotta a sceneggiata, è il pantheon della politica globale. I funerali di Papa Francesco, momento sacro per milioni di fedeli, sono stati trasformati in un gabinetto di guerra da un’élite di leader affamati di spotlight. Trump e Zelensky, , hanno brandito la retorica come un’arma, trasformando le navate del Vaticano in un set di propaganda degno della peggior produzione hollywoodiana.
L’ immagine dei due seduti uno di fronte all’altro durante i funerali di Papa Francesco, riassume l’ipocrisia di un’epoca. Una foto propagandata dai media come “storica”, “simbolo di dialogo”, persino “speranza di pace”. Peccato che, a guardarla bene, somigli più al backstage di un reality show che a un gesto diplomatico.
Mentre il Vaticano vibrava di preghiere e il mondo piangeva un Pontefice che aveva osato sfidare i potenti, i due protagonisti della guerra per procura in Ucraina si sono concessi un siparietto degno di una soap opera. Trump, con la faccia da impresario annoiato, e Zelensky, nella solita posa da eroe in cerca di fondi, hanno trasformato i banchi della basilica in un tavolo di contrattazione.
Dovevano parlare proprio durante il Requiem?, verrebbe da chiedere. La risposta è ovvia: sì, perché il timing della propaganda non rispetta né lutto né decenza.
I quotidiani hanno abboccato all’amo con entusiasmo da novizi: titoli trionfali, analisi commosse, hashtag #PeaceInProgress. Nessuno ha notato che quella posa studiata — gli sguardi evitati, le mani incrociate, i sorrisi assenti — era la perfetta allegoria di un dialogo inesistente. Un fotogramma vuoto, riempito a forza di retorica. La pace non si fa seduti a un funerale, ma smettendo di vendere armi», avrebbe forse detto Francesco.
E invece, ecco il paradosso: proprio nel giorno in cui il Papa veniva sepolto insieme alle sue scomode verità (critiche alla NATO, condanne a Netanyahu, appelli per la Palestina), i signori della guerra hanno giocato a rimpallarsi la colpa. Trump, che della guerra in Ucraina ha fatto un cavallo da scommessa elettorale, e Zelensky, che trasforma ogni stretta di mano in una richiesta di fondi, hanno recitato la parte degli statisti preoccupati. Peccato che, fuori dall’obiettivo, i loro eserciti continuassero a sparare.
Il vero miracolo? Aver convinto il mondo che due sedie accostate in una chiesa possano cancellare anni di bombardamenti. Ma questa è la magia nera della politica moderna: basta un’inquadratura, un filtro soft, e la morte diventa speranza. Intanto, le parole del Papa sulla “follia” degli armamenti sono finite nel dimenticatoio, sostituite dal rumore dei clic.
Quanto alla stampa, ha preferito festeggiare l’illusione piuttosto che scavare nella realtà. Perché interrogarsi sul perché due leader con “infinite stanze” e jet privati scelgano un funerale per incontrarsi? Meglio condividere, taggare, viralizzare. Tanto, domani ci sarà un’altra crisi, un’altra foto, un’altra menzogna da vendere come speranza.
Francesco, che amava gli ultimi e detestava i riflettori, oggi è il primo trend mondiale. Ironia della sorte: l’unico miracolo autentico sarebbe vedere quei leader, un giorno, seduti non in chiesa… ma sul banco degli imputati.
Hanno scambiato il silenzio dei defunti per il consenso dei vivi. E intanto, la guerra va in replay.Hanno trasformato le preghiere in proclami, le lacrime in fondotinta. Dio li perdoni, perché la Storia non lo farà
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