Abbiamo provato in tutti i modi, ci credevamo veramente, eravamo convinti di riuscire a creare un mondo migliore.
Ho ancora nella mente i racconti di mia madre nata nel 1922 e cresciuta durante il regime, le limitazioni, le rappresaglie, la sottomissione e l’obbligo di obbedienza, la prepotenza dei gerarchi e la superbia strafottente dei fedelissimi, i discorsi che tutte le piazze dovevano ascoltare tramite altoparlanti, le scritte di propaganda sui muri e la vita fatta di sacrifici della gente comune.
Ricordo ogni cosa e di ogni cosa ho fatto tesoro.
Ricordo di come, quando ero bambina, le suore facevano propaganda elettorale tramite noi bambini che dovevamo dire ai genitori di votare DC e ricordo perfettamente il momento in cui iniziai a capire che qualcosa non andava.
I bambini crescono e non tutti si lasciano addomesticare, alcuni sviluppano una cosa che si chiama pensiero ed elaborano confronti tra ciò che viene propinato e ciò che percepisci nella realtà che ti circonda, imparano ad ascoltare e a far tesoro dei racconti di vita.
Quando cresci diventi parte di quella realtà, devi scegliere la tua strada e, anche se la vita ti costringe a far parte del gregge, niente e nessuno può costringerti a non essere un libero pensatore.
Purtroppo le guerre non hanno mai cessato di esistere e noi giovani di allora, come quelli di oggi non le volevamo, avevamo degli ideali , non importava se erano lontane da noi, abbiamo sempre cercato di far sentire la nostra voce per cercare di fermarle e costruire un mondo migliore, anche se non ci siamo riusciti.
Si scendeva i piazza a manifestare, studenti al fianco dei lavoratori per rivendicare diritti, anche allora si era osteggiati e c’erano scontri ma avevamo la forza di chi cerca di costruire un mondo migliore e in parte c’eravamo riusciti ma poi, è accaduto qualcosa, anzi, non è più accaduto nulla.
Ora è passato quel tempo anche se gli ideali sono rimasti e, ciò che sta accadendo, ancora ci fa chiedere dove abbiamo sbagliato, forse cose che abbiamo fatto o più probabilmente che non sono state fatte, il risultato è un mondo a noi alieno, qualcosa che non avremmo mai immaginato di poter vedere.
Flusso e riflusso, come le onde del mare, ciò che si crede ormai lontano può sempre ritornare, la storia si ripete come la congiunzione di una linea circolare, solo la memoria potrebbe spezzarla se non fosse che viene sempre più distorta e i testimoni di quello che fu, hanno terminato o stanno per terminare il loro ciclo vitale.
Mai come in questa epoca si è vista una totale mancanza del rispetto in ogni sua forma e in modo particolare nei confronti della vita e non solo quella umana. L’avidità, la sete di onnipotenza hanno fatto perdere di vista il senso stesso dell’esistenza, sembra un mondo di pazzi, l’irrazionalita è diventata un fatto quotidiano.
Tutti, in questi giorni, abbiamo visto l’apice della bassezza umana : il patetico teatrino allestito davanti a una salma, dove l’ipocrisia e la mancanza di rispetto sono state protagoniste assolute, specchio di cosa sia diventato il potere nella nostra società ipertecnologica.
Dalla fine della guerra non si era mai vista una repressione così chiara e determinata nel giorno in cui si celebra la liberazione, come se fosse una vergogna da cancellare invece dell’orgoglio di un popolo per aver sconfitto la dittatura, ricordando chi ha sacrificato la propria vita per la libertà di tutti.
Certo, sarebbe anacronistico ristabilire il regime con la marcia delle squadracce, ora stanno agendo in modo subdolo e strisciante, a poco a poco e alzando la testa in una giornata di commemorazione, atto sicuramente simbolico.
Volevamo eliminare l’inquinamento, o almeno arginarlo, per salvare la natura e ci ritroviamo, invece, una natura martoriata, violentata, che ci sta portando verso l’autodistruzione, viviamo di immagini e, a lungo andare, ci resteranno solo quelle.
La nostra voce è diventata flebile, sovrastata dalle deliranti voci sguaiate della propaganda, dal rumore delle bombe, dai gridi di disperazione di chi non può sfuggire a una sorte tragica e programmata, dalle mostruose macchine che scavano voragini che serviranno da dimora ad altri mostri di acciaio e cemento, da un mondo virtuale che offusca le menti con l’illusione del sapere.
No, questa non è la nostra eredità, noi volevamo costruire un mondo migliore e ci credevamo davvero, al punto di non riuscire nemmeno a immaginare che potesse accadere ciò che sta accadendo.
Ph Letizia Ceroni