(Adnkronos) – Per la difesa “le dichiarazioni sono state in parte travisate, in altra parte non considerate e, infine, del tutto decontestualizzate e piegate all’ipotesi accusatoria”. Il Tribunale “ha omesso inoltre di compiere una valutazione unitaria dell’intera piattaforma probatoria, preferendo basare la sentenza sulle dichiarazioni rese dalla persona offesa nonostante fossero molteplici gli elementi di insanabile contrasto, di inverosimiglianza, di incoerenza e non linearità della sua narrazione” secondo il difensore di Caffo, l’avvocato Fabio Schembri.
“Singolari risultano essere anche le congetture a sfondo sociologico nonché l’interpretazione del tutto soggettiva di concetti quali il ‘tradimento’, la ‘gelosia’, il ‘possesso’, lo ‘schema patriarcale’. Insomma, il Tribunale si è speso per validare le tesi complottistiche formulate dalla signora esprimendo opinioni sulla psiche dei protagonisti e giustificando quale reazione legittima comportamenti di violenza fisica e psicologica perpetrati dalla donna nei confronti dell’imputato. L’esasperata gelosia della persona offesa dalla quale sono scaturite molteplici liti e condotte vessatorie poste in essere da costei, è stata privata di contenuto e relegata a mera reazione alle provocazioni che avrebbe posto in essere il Caffo” determinando “artificiosamente una valutazione, questa sì, asimmetrica intrisa di un pregiudizio di genere” scrive il legale.
Il difensore rivendica un racconto alternativo della vicenda, mostrando diverse chat, e anche sulle consulenze pone più di un dubbio, così come sulla consapevolezza dell’imputato che “ha compiutamente descritto il rapporto conflittuale di coppia ammettendo i costanti litigi dovuti a diversi motivi che a volte degeneravano in reciproci insulti e scontri fisici di cui entrambi si vergognavano”. Per tutti questi motivi la difesa di Leonardo Caffo chiede di impugnare la sentenza e assolverlo.

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