È arrivato il giorno del debutto editoriale de L’eco del Sannio giornale on line di politica cronaca inchiesta e sport diretto dall’avvocato Daniela Piesco.
Si dice che la nascita di un nuovo giornale sia sempre una buona notizia per la democrazia. Ciò non è del tutto vero, perché se la pluralità di voci è la vera misura di un dibattito pubblico maturo, meno salutare è la finzione narrativa di accordare a ognuna di quelle voci pari dignità. Del resto è facile verificare, in edicola e nel web, di quanto poco, le avventure editoriali esistenti, abbiano a che fare con l’informazione e con il servizio pubblico, che dovrebbe essere la missione ultima del giornalismo, e di quante invece contribuiscano a creare un rumore di fondo diffuso e indistinto, picconando giorno dopo giorno le basi della convivenza civile, i diritti delle minoranze, la rappresentazione dei soggetti fragili. In ultima analisi, la nostra democrazia.
Per questo la nascita di un nuovo giornale è semplicemente una notizia, che diventa una buona o una cattiva notizia a seconda del ruolo che il giornale intende assumere rispetto ai suoi lettori e alla società in cui è immerso. Per quanto ci riguarda saremo ancorati alla cronaca, all’attualità politica locale e nazionale senza disdegnare quella estera con inchieste fredde e interviste d’impatto. Non mancherà inoltre l’approfondimento culturale e il commento degli eventi sportivi.
Senza indugiare oltre inizieremo seguendo l’appuntamento elettorale del momento. Il nostro giornale valuterà da vicino questo processo, convinti come siamo che alle europee si debba andare a votare, con almeno altrettanta determinazione di quando si vota per i nostri Comuni, Regioni e Parlamento.
Si vada a votare per il motivo che si sente più vicino, basta che si vada, perché è qui a Bruxelles che si determina, secondo alcuni attenti calcoli, circa il 70 per cento delle legislazioni nazionali, il che vuol dire che in questa città i nostri rappresentanti, membri dei governi o del Parlamento, o della Commissione, insieme, determinano la gran parte della nostra vita quotidiana, più di quanto facciano, in molte materie, i nostri Parlamenti nazionali.
Basti pensare che la Germania è influente nel Parlamento europeo non solamente perché dispone della rappresentanza più numerosa (96 su 720 membri), ma perché i suoi parlamentari europei si sono specializzati in politiche europee.
In quel Paese, si sono create due carriere di rappresentanza distinte, la prima per il Parlamento nazionale (Bundestag) e la seconda per il Parlamento europeo. Da noi, invece, è un’insalata russa. Si mescolano i candidati, senza sapere per fare cosa.
Oggi nella società dello “spettacolo” che è l’opposto di quella del “dialogo” – e nel tanto efficace bipolarismo assistiamo a monologhi teatrali, pieni di furore e di accuse alla parte avversa, che dicono poco di ciò che si persegue, ma riescono a condizionare molto, con le insinuazioni, le deformazioni polemiche, le accuse personalizzate verso l’avversario.
Ciò che di solito resta completamente fuori dalla discussione pubblica sono i contenuti concreti che attengono alla vita pubblica e privata di ciascuno di noi.
I maggiori partiti di governo e di opposizione non hanno detto una parola sul significato di queste elezioni, impantanandosi in discussioni esoteriche su quali candidati possono “attrarre più voti”, anche se quei candidati (si pensi a due persone di opinione opposta come Roberto Vannacci e Ilaria Salis) non hanno un’idea di cosa sia l’Unione europea (Ue) e soprattutto quali siano i poteri del Parlamento europeo. Poi ci lamentiamo che i nostri interessi non sono presi in considerazione a Bruxelles.
Il vero problema con cui si dovrebbe confrontare un candidato all’Europarlamento è quindi un altro: quale Europa per il futuro, quali finalità comuni, quali trattati. Sì quali trattati, perché l’integrazione europea è cresciuta, come sa chi l’ha un po’ studiata, attraverso una graduale, progressiva e concordata costruzione delle istituzioni comuni.
Eccessivo chiedere ai candidati come vorranno cambiare i Trattati? Niente affatto. Che le regole politiche debbano cambiare lo riconoscono senza problemi coloro che hanno una esperienza reale dell’Europa.
Le elezioni europee del 2024 si avvicinano velocemente. Ma è evidente che queste tematiche centrali non possono più esser considerate polvere da mettere sotto i tappeti.
Sul tema dei Trattati i candidati al Parlamento dovrebbero essere educatamente ma rigorosamente interrogati dai cittadini. Questo sarebbe un modo di realizzare davvero una vera e seria partecipazione, in grado di combattere l’astensionismo crescente che ha caratterizzato questo appuntamento europeo.
Oggi l’Italia è isolata ed emarginata in Europa come non si era mai visto negli ultimi settant’anni. Per trovare un’Italia che somigli a quella di oggi dobbiamo andare indietro nella memoria, all’epoca della seconda metà degli anni trenta, quando il nostro Paese fu emarginato e punito con le “sanzioni” imposte dalla Società delle Nazioni. Sanzioni della Società delle Nazioni che potrebbero somigliare alla procedura d’infrazione che potrebbe imporci l’Unione Europea di oggi.
I nostri governanti di oggi, così come i governanti degli altri Stati membri, non debbono dimenticare che l’Italia è stata una delle sei nazioni fondatrici dell’unità europea ed è uno dei Paesi più importanti per popolazione e attività produttive, ragione per cui essa non può rimanere emarginata ed inascoltata nelle decisioni che le istituzioni comunitarie andranno ad assumere per il futuro dell’Europa. Ma quale futuro vuol concorrere a costruire il Governo italiano per l’Europa? Una Unione europea intesa come “casa comune”, in cui ci si confronta e si interagisce per obiettivi concordati, oppure come un “condominio” in cui gli abitanti diffidano l’uno dall’altro?
Lo chiederemo e ci confronteremo con i candidati che ci convincono essendo liberi e indipendenti da ogni potere ” precostituito”.
E dunque oltre 400 milioni di elettrici ed elettori potranno recapitare ai governi e alle istituzioni UE un messaggio su un tema vitale che potremmo sintetizzare così: quale Europa avremo nei prossimi decenni.
Avv. Daniela Piesco
Direttore Responsabile de L’eco del Sannio