Cronaca

POSTE ITALIANE: ARRIVA A BENEVENTO L’INIZIATIVA GUIDA SICURA
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BCT – PREMIO PER IL LICEO CLASSICO GIANNONE
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San Giorgio del Sannio, Forza Italia: Gerardo Campana, nominato commissario cittadino
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Consegnata al Senato la raccolta firme dell’Associazione SCHIERARSI per il riconoscimento dello Stato di Palestina.
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Politica

Quali saranno le conseguenze e le prospettive future del voto europeo?
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La corsa alle donazioni: spese astronomiche per la presidenza Usa
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L’ora delle decisioni… revocabili
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Non è l’ Europa che ci esclude
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Cultura

La ciociara
La ciociara

Di Michele Santulli

Tra breve si avrà l’occasione di rivedere alla televisione La Ciociara, presentata come si sa da tre giganti dell’arte e della cultura: Alberto Moravia, Vittorio de Sica e Sofia Loren. Una pagina di storia, di storia comune purtroppo, vissuta e rivissuta tante volte nelle vicende umane: la violenza dell’uomo sull’uomo, in questo caso quella ancora più nefanda ed imperdonabile, dell’uomo assatanato sulla donna inerme, uno dei crimini peggiori, mai abbastanza punito, nemmeno oggi: solo nella Bibbia, quindi già migliaia di anni fa, per la violenza sessuale era normale la lapidazione, senza pietà.

Che cosa è stato il famoso ratto delle sabine della storia di Roma antica se non un episodio di stupro collettivo, pur se una storiografia ipocrita e falsa lo ha rivestito di un paludamento quasi romantico e sentimentale?

Tratta dal romanzo La Ciociara di Alberto Moravia, la versione cinematografica prodotta da Vittorio De Sica illustra e documenta un episodio di violenza avvenuto dopo la distruzione e presa di Cassino, quasi in contemporanea allo sbarco in Normandia, cioè verso maggio 1944, a sconfitta ormai avvenuta del Nazismo: lo stupro che il film ricorda viene perpetrato sulle montagne intorno a Fondi in Ciociaria: impareggiabile quasi miracolosa la interpretazione, premiata col Nobel, di Sofia Loren che, le primitive cioce ai piedi, assiste al martirio della figlia Cesira!

E’ uno scherzo della storia che queste medesime montagne abbiano assistito, un secolo prima, per anni e anni, alle imprese dei famigerati briganti di Sonnino, Itri, Monte S.Biagio, di Lenola, ecc. per i quali anche la violenza sulle donne era un ingrediente quasi normale delle loro imprese!

Alberto Moravia fa scorrere sotto gli occhi un episodio della seconda guerra mondiale di cui attori e protagonisti sono i nordafricani del Maghreb, in gran parte tribù marocchine, adibite ad assalti di prima linea o ad azioni particolari dell’esercito francese: oggi di migliaia di soldati sul fronte terribile di Cassino restano le croci coi nomi nei cimiteri della zona: quello dei Tedeschi, degli Inglesi, dei francesi, dei Polacchi, degli Italiani….

E se si percorre la statale tra Venafro e Isernia nel Molise ad un certo punto si incontra un cimitero francese, molto ben tenuto, rivolto verso la Mecca: qui infatti sono sepolti nordafricani delle varie etnie, in numero di sei-settemila, il destino finale di questa tragica umanità di cui si parla nel film e nel libro.

Le ormai tristi marocchinate ancora oggi sono storia di vita indimenticabile in certe località del Basso Cassinate e non solo.

Il libro di Alberto Moravia ha anche un risvolto geografico molto significativo e cioè è la prima volta che il termine ‘ciociaro’ pur conosciuto e sperimentato nella storia dell’arte da anni, ora grazie a Moravia irrompe nel pubblico con risultati quasi rivoluzionari: infatti è la prima volta, grazie anche al successo strepitoso e planetario della pellicola cinematografica, che il termine assume una connotazione identitaria e quasi assiomatica, è la prima volta che quelle zone vengono riconosciute, anzi riappropriate, in modo ormai indiscutibile come ‘Ciociaria’.

In realtà certe contingenze politiche della Storia, alludiamo all’epoca mussoliniana, hanno in qualche modo stravolto e fatte cadere quasi nell’oblio le comuni radici e tradizioni e storia plurisecolari di questi luoghi: anche personaggi di rilievo hanno dato il loro apporto culturale alla ciociarità di questi luoghi, come il regista Giuseppe De Santis di Fondi coi suoi indimenticabili films -Riso Amaro e Non c’è pace tra gli Ulivi- e Libero de Libero pure di Fondi, scrittore e poeta, coi suoi scritti e poesie e non per ultimo il pittore anche fondano Domenico Purificato.

Michele Santulli

Un tempo senza filosofia
Un tempo senza filosofia
Leonardo da Vinci a spasso per l’Abruzzo
Leonardo da Vinci a spasso per l’Abruzzo
Essere filosofico
Essere filosofico

Società

Luce dalle bottiglie gratis? Si puo’!
Luce dalle bottiglie gratis? Si puo’!

Di Daniele Piro 

E se vi dicessi che potete illuminare angoli bui delle vostre case con la luce naturale? L’energia fai da te a costo zero e’ un invenzione apparentemente banale che ha pero’ migliorato la qualità della vita di molte persone , rendendola anche meno costosa. La storia meravigliosa per ingegno e fantasia rivoluzionaria  e’ davvero alla portata di tutti.

Alfredo Moser, meccanico brasiliano, ha inventato una lampadina che funziona senza energia elettrica. Il suo metodo e’ molto semplice; basta avere una bottiglia d’acqua da due litri, aggiungerci della candeggina e si può in questo modo ottenere la luce gratis. L’idea prese corpo nel 2002, in un giorno di black-out, quando Moser si trovò senza elettricità e gli venne in mente di costruirsi una lampadina che illuminasse in assenza di corrente il capanno in cui lavorava.

Moser ha capito che la capacità refrattaria di una bottiglia d’acqua esposta al sole, sarebbe stata in grado di riprodurre un illuminazione pari ad una lampadina da 50 watt.

Come funziona?

La bottiglia sfrutta la refrazione della luce solare attraverso l’acqua. La quantità di candeggina, due tappi ogni due litri d’acqua, serve solo a mantenere pulita e trasparente la bottiglia, in modo che non si formino alghe che potrebbero oscurare la luce.

Preparata la bottiglia, con un trapano bisogna bucare il tetto, (unica condizione che puo’ indurre qualche dubbio in chi vuole cimentarsi nella luce a costo zero), spingere la parte superiore della bottiglia nel foro e isolare lo stesso in modo tale che non entri acqua. La lampada artigianale Moser funziona meglio, a detta del costruttore, se ha il tappo nero. L’energia che riuscirà a produrre dipenderà ovviamente dalle condizioni meteo e dall’intensità dei raggi solari, ma si stima che possa variare comunque dai 40 ai 60 watt per bottiglia.

Il Signor Moser spiega che la refrazione è la deviazione della luce, ed è causata da una variazione della sua velocità. La velocità della luce è determinata dalla densità della sostanza attraverso cui passa. La refrazione avviene quando la luce passa da una sostanza all’altra con una densità diversa, ad esempio dall’aria all’acqua. Nel caso della bottiglia, la luce solare è rifratta dalla bottiglia d’acqua e diffusa per la stanza .

Moser lavora in un officina del sud del Brasile e come tante case costruite nella baraccopoli e nelle favelas non ha finestre. Quando cala il sole le bottiglie smettono di funzionare ma, con una media giornaliera di 12 ore di sole,si ottiene comunque una riduzione dei costi dove c’è energia e una risoluzione dei problemi dove non c’è. Moser ha installato le bottiglie anche nelle case dei vicini e perfino in un supermercato, non ha brevettato l’invenzione che ha oltrepassato i confini fino alle baraccopoli delle Filippine e si calcola che oltre due milioni di persone illuminano la
propria abitazione senza spendere un centesimo, riciclando le bottiglie di plastica e senza inquinare l’atmosfera .Il povero ma grande Moser ha dato una grande dimostrazione di intelligenza e altruismo.

Un giornalista di una nota rivista ha aperto una campagna per candidare Moser per il premio Nobel per la fisica (perché di fisica si tratta ).
Mi trova completamente d’accordo perché per merito suo milioni di persone abitano e lavorano grazie a lui in case illuminate ,senza allacci abusivi e improvvisati alla rete elettrica , lampade a olio, a kerosene o altri mezzi di fortuna inquinanti e pericolosi.

Che aggiungere ancora? Bisogna solo sperare che ci sia sempre bel tempo e soffitti facilmente bucabili.

Scugnizzo69

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