Terremoto e insulti.Unita’ solo a parole
Editoriale di Daniela Piesco direttore responsabile Una notte difficile per la popolazione napoletana . Nella zona dei campi flegrei si sono registrate oltre 150 scosse di terremoto, tra cui la…
“La vita deve essere vissuta come un gioco”
Platone
Chi ci riesce? Probabilmente chi è elevato come Platone, che ha preferito parlare del maestro più che di se stesso. Il mondo non fa che ingannarci. Ogni volta mostra all’uomo un guadagno e alla fine questo non ha nulla. Possiamo vedere coi nostri occhi che la maggior parte della gente lavora e si affanna per giorni e anni e quando infine va a fare i conti non gli resta in mano nulla. E perfino chi raggiunge la ricchezza viene strappato ad essa. Questa è la regola: non possono convivere. O la ricchezza viene tolta all’uomo o l’uomo è tolto alla sua ricchezza.
Da tutto ciò può salvarci la poesia. Ma esiste oggi ancora la poesia?
Delle varie forme di manifesta decadenza di cui soffre attualmente l’arte poetica, nulla colpisce con maggior violenza la nostra sensibilità quanto il preoccupante declino dell’armoniosità del metro, quella che adornava i versi dei nostri immediati avi. Un pensatore antico come Dionigi di Alicarnasso e un filosofo moderno come Hegel hanno affermato che la versificazione non è semplicemente un necessario attributo, ma il fondamento stesso della poesia. Hegel, in effetti, pone la metrica al di sopra dell’immaginazione metaforica come essenza della creazione poetica.
Ma oggi esistono solo metafore piatte e sbiadite e la vita si priva anche di questa ricchezza. E sopratutto non esiste più metro…
Come ieri certe opere intellettualistiche e decadentistiche erano la prova patente di un depotenziamento ideologico, oggi certe opere all’insegna dell’erotismo sono la prova di una impotenza o di una deviazione sessuale, e l’una e l’altra sono la riprova di una carenza plenaria e unitaria dell’uomo. Questa è la triste verità.
Ma esiste un altro tipo di poesia: la poesia di ciò che è a portata di mano, la poesia dell’immediato presente. In questo immediato presente non c’è perfezione, niente si consuma, nulla è finito né definitivo. La materia vibra in modo indicibile, inala il futuro, esala il passato, vive in entrambi eppure da entrambi non è interamente posseduta. Il vile letterato, quello che sforna “pentole” per il resto della vita, risparmi tempo e ignori questo articolo. Non contiene accenni agli archivi dei manoscritti, ai vezzi da matita blu, né all’innata, perversa pervasività di avverbi e aggettivi. Scrittori che trottate con la penna: via di qua! Questo articolo è per lo scrittore che nutre ambizioni e ideali.
Ricordo che nel 1976 il linguista Tullio De Mauro, di recente scomparso, aveva fatto una ricerca per vedere quante parole conosceva un ginnasiale: il risultato fu circa 1.600. Ripetuto il sondaggio venti anni dopo, il risultato fu che i ginnasiali del 1996 conoscevano dalle 600 alle 700 parole. Oggi io penso che se la cavino con 300 parole, se non di meno.
È un problema? SI, è un grosso problema, perché, come ha evidenziato Heidegger, riusciamo a pensare limitatamente alle parole di cui disponiamo, perché non riusciamo ad avere pensieri a cui non corrisponde una parola. Le parole non sono strumenti per esprimere il pensiero, al contrario sono condizioni per poter pensare.
E se non si sa pensare non esiste poesia e il gioco della vita si fa molto triste. E se mancano le basi linguistiche minime grammaticali e semantiche tutto diventa scambio adatto ai social e non nutrimento per lo spirito e il sorriso. L’intelligenza artificiale potrà scrivere usando molte parole, grammaticamente e semanticamente corrette, ma mancheranno almeno due cose: anima e creatività.
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Ma è impazzito da solo o gli si è dato una mano?
Ne parlano tutti, se ne parla in continuazione ma non si possono fare congetture prendendo in considerazione solo un tempo limitato, occorre guardarsi indietro.Qualcuno si ricorda di Jaques Yves Cousteau e della sua nave Calypso?
Nel 1959, si impegnó in una campagna di informazione riguardo allo sversamento di rifiuti nucleari in mare.
Ha sempre monitorato la salute degli oceani, lanciando segnali di allarme riguardo al degrado della barriera corallina, cartina di tornasole importante per misurare lo stato di salute del mare.
Lanció un monito riguardo allo stato del pianeta che avremmo lasciato alle generazioni future, ed aveva ragione.
Tra il 1946 e il 1958, nell’atollo di Bikini, gli Stati Uniti condussero 67 test nucleari e ancora oggi, la zona è talmente contaminata da rendere improponibile la ricolonizzazione.
A Mururoa non toccò sorte migliore.
La Francia negli anni tra il 1966 e il 1996 fece esplodere a Mururoa e Fangataufa, 193 ordigni, di cui almeno 41 in atmosfera invece che sott’acqua a discapito delle popolazioni locali che videro aumentare a dismisura i casi di carcinoma alla tiroide per non parlare dei danni alla fauna marina.
Riguardo alla terraferma, le cose non vanno meglio, l’uomo non ha mai avuto e non ha tuttora alcun rispetto per il pianeta e per la sua popolazione di animali, vegetali, minerali e pure per i suoi simili.
Deforestazione selvaggia, immensi territori devastati dove l’uomo ha manipolato la natura per piegarla al proprio interesse e causando disastri ecologici di proporzioni gigantesche, uso e abuso di ogni sorta di pesticidi, per distruggere flora e fauna dannosi per le coltivazioni ma che distruggono anche flora e fauna utile, un ecosistema completamente stravolto,allevamenti intensivi, pratiche orribili contro natura per alimentare la cultura dello spreco.
Uccisione indiscriminata di animali tale da causare l’estinzione di molte specie e portarne altre sull’orlo della stessa sorte.
Combustibili fossili di cui si è fatto uso ma più che altro abuso. Gas di ogni tipo immessi nell’atmosfera.
Chi si ricorda dell’austerity, quando si poteva circolare a targhe alterne e la domenica solo a piedi o con i mezzi pubblici, pratica che cessò automaticamente quando sul mercato comparve la “benzina ecologica” ed insieme ad essa la produzione e la vendita di mezzi adatti alla stessa. Ora si sta facendo lo stesso giochino per vendere le auto elettriche.
Il buco dell’ozono di cui si parlò tantissimo ma che ora non viene più nominato, forse perché oggi ci sono molti altri problemi di cui parlare.
L’ozono, gas con formula chimica O3, il mio professore di chimica ci diceva : quando finisce un temporale con molti fulmini, l’odore particolare che si sente nell’aria è l’ozono ed è quello che dà al nostro pianeta quel delizioso colore azzurro.
Lo strato di ozono che avvolge la terra è fondamentale per consentire la vita sul nostro pianeta.
Il buco dell’ozono non è un buco nel senso classico della parola ma è un assottigliamento dello strato gassoso, naturalmente ciclico in Antartide ma pericolosamente anomalo in altre zone della stratosfera perché causato dalla emissione incontrollata di CFC (clorofluorocarburi) ed altri gas serra.
Il Protocollo di Montreal, firmato nel 1987 e in vigore dal 1989, prevedeva l’impegno degli stati firmatari nella riduzione dei gas serra, nel 1997, fu stipulato il protocollo di Kyoto dove i paesi industrializzati si impegnavano a ridurre in maniera consistente le emissioni di gas serra, praticamente la stessa cosa e, da allora, sono stati fatti molti congressi ma le cose non sono cambiate, anzi…
Vogliamo parlare delle guerre?
Sono nata nel 1954 e dall’età in cui iniziai a capire qualcosa ho sempre sentito parlare di guerra.Obiettivamente , quando mai c’è stato un periodo in cui non ci fosse qualche guerra in giro per il mondo?I veicoli militari non vanno ad acqua minerale e le bombe non provocano solo morte e distruzione di esseri umani ma di qualsiasi specie di essere vivente.Uno spreco immenso di risorse per qualcosa che, pensandoci bene, è al di fuori di ogni logica e procura danni incalcolabili.
Si sta cercando di correre ai ripari con energie rinnovabili, parchi eolici che causeranno parecchie devastazioni di territori e dei loro ecosistemi e non dimentichiamo che i pannelli fotovoltaici non producono solo energia ma anche tanto calore che, in un periodo di surriscaldamento globale non è precisamente un toccasana
Ho elencato tutto?
Sicuramente mi è sfuggito qualcosa, l’idiozia umana non ha confini, è talmente immensa da non arrivare ad un semplicissimo ragionamento.
La natura è una macchina straordinaria, bellissima e perfetta ma, gli si sono immessi troppi granelli di sabbia e, se un solo granello può fermare una macchina costruita dall’uomo, possiamo arrivare ad immaginare le conseguenze di tutto ciò che l’uomo ha fatto alla natura, che ora si sta ribellando.
È inutile fare montagne di ipotesi per cercare di incolpare la natura così da scaricare le proprie colpe, ciò che accade al clima rendendolo “pazzo” è solo ed unicamente la conseguenza della cieca avidità umana.
Tutta l’umanità sta dunque facendo i conti con l’unica cosa che, nonostante gli sforzi, ha ed avrà sempre l’ultima parola, perché la forza della natura non si può controllare e dovrebbe far capire che noi siamo solo piccoli insetti dannosi nonché inquilini irrispettosi e indisciplinati che, invece di godere di ciò che ci è sempre stato offerto, abbiamo portato solo orrore e distruzione.
Solo la natura avrà l’ultima parola, vivrà anche quando il suo inquilino più dannoso si sarà autodistrutto e, se andiamo avanti così, non credo che ci vorrà poi molto.
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Editoriale di Daniela Piesco direttore responsabile Una notte difficile per la popolazione napoletana . Nella zona dei campi flegrei si sono registrate oltre 150 scosse di terremoto, tra cui la…