Con rigore, lucidità e intuizioni narrative, Scott è riuscito a mantenere lo spirito originale de Il gladiatore,uscito ben venticinque anni fa, pur strutturando un film a sé stante, che ha una sua forte propensione contemporanea, quasi visionaria…
Dov’è l’ onore? Dov’è finito l’ onore di Roma chiede Lucio Vero , figlio di Massimo Decimo Meridio ai suoi gladiatori prima dell’ ultimo combattimento …
È innegabile, infatti , che Il gladiatore II parli dell’oggi: lo si capisce dalla fantasia con cui rielabora la storia di Roma antica, tipo la già famosa scena in cui un senatore è seduto a un caffè a leggere il giornale in attesa di incontrarsi con un’informatrice. Lo sappiamo: non ha senso, la stampa è stata inventata 1.200 anni dopo, mentre i primi quotidiani 1.400 anni dopo.
A Scott interessa sottolineare che questo non è il passato, ma il presente
Già dov’è finito oggi il dovere di disciplina ed onore, che l’art. 54 Cost. richiede ai cittadini cui la collettività affida l’esercizio di funzioni pubbliche e che investe con particolare forza coloro che, per mandato politico o per attributi professionali, assumono le responsabilità più alte?
Il gladiatore II parla di capitalismo: inizia con il dettaglio di un vaso pieno di grano e prosegue mostrando prima la conquista romana di una “città libera” in cui tutti vivono felici , contenti e inclusivi, e poi lo scontro etico tra due imperatori che premono per continuare a espandere l’Impero e il generale saggio che vuole fermarsi e pensare a sfamare prima i cittadini che hanno già.
Caracalla e Geta figli di Settimio Severo, infatti all’inizio del III secolo d.C. avevano inaugurato una nuova dinastia, quella,dei Severi, che aveva rafforzato il potere dell’imperatore a discapito del Senato e delle altre magistrature…( Musk docet!)realizzando un periodo storico avvilito dallo status quo, dall’ossessione per il potere, dalla guerra come habitat naturale di una classe politica rivoltante e senza scrupoli .
E non è in caso che nella storia di Roma il primo reato vicino alla corruzione si è avuto all’ ambizione elettorale. “Ambitus’ significa compiere pratiche illecite per procurarsi consensi.
Fu il fenomeno corruttivo che probabilmente più incise sulla degenerazione delle istituzioni politiche romane e raggiunse il culmine nel I secolo a.C.
Dal punto di vista etimologico, «amb–ire» significa proprio andare da una parte e dall’altra (per sollecitare voti). Ne deriva pure il termine «ambizione». La prima legge anticorruzione si riferirebbe appunto a tale reato e risale al 358 a.C.: la lex Poetelia de ambitu.
E così vent’anni dopo la morte di Massimo Decimo Meridio, ecco che l’eredità di quell’ onore andato perso, verrà colta da Lucio Vero (Paul Mescal), ridotto in schiavitù dopo essere stato deportato dalla Numidia (come veniva chiamato il Nord-Africa nel 200 d.C.) conquistata dalle legioni di Marco Acacio (Pedro Pascal), sotto il dominio degli imperatori Caracalla e Geta (Fred Hechinger e Joseph Quinn).
Arrivato nell’Urbe, Lucio verrà utilizzato come gladiatore dal crudele Marcrinus (Denzel Washington, una delle sue migliori prove recenti), schiavista e politicante che trama per conquistare gli allori dell’imperatore.
Il finale, con buono e cattivo che si affrontano a duello, circondati da due eserciti in stallo, è quasi teorico
Vuole forse dirci Scott che lo scenario politico attuale è fatto di uomini forti che litigano tra loro mentre il popolo, passivo e anestetizzato, resta a guardare, pronto a seguire ciecamente chiunque vinca?
Non lo so, so solo che qui parteggiare per il “buono” equivarebbe comunque a sostenere un principe ereditario, un tiranno illuminato…
Come a sottolineare che , sicuramente, la tirannia non è la forma di governo ideale, ma bisogna stare attenti ai propri leader anche in democrazia. Chi vuole il potere per rivalsa, o vendetta personale, non si cura del popolo, esattamente come i tiranni.
Il populismo oggi è l’antagonista più forte della democrazia
E oggi, duemila e cinquecento anni dopo, Roma sta tradendo i propri principi e i propri valori, abbracciando e sostenendo coscientemente un’epoca buia di inquietudine e soggiogante paura, travolgendo quel fragile sogno che “si poteva soltanto sussurrare” per come era fragile .
La notiziona di spionaggio, hackeraggio, dossieraggio, nasceinvece che dalle funambolerie elettroniche, da un semplice pedinamento di un ndranghetista da parte della Direzione antimafia milanese che lo becca in un meeting con un ex poliziotto vip, datosi nella terza età al business della cybersecurity. Insomma, una metodica d’altri tempi quando le indagini si facevano con pedinamenti, infiltrati, informatori e pestaggi. Vengono in mente i foglietti d’appunti presi velocemente al bar dall’appuntato nelle vicinanze dei sospettati nei confronti dei quali erano andati in tilt i sistemi intercettanti di registrazione. In tempi preistorici prima Cossiga poi Berlusconi denunciarono l’Italia dello spionaggio e delle cimici fino all’acme della spia elettronica permanente del trojan legiferato dai cinquestelle. Emblematici di quest’Italia spiona e spiata, le prime denunce del Ministro Crosetto, il coinvolgimento del primo e del secondo cittadino dello Stato, le cui mail private, e\o dei familiari, sarebbero state violate e clonate.
Si parla di hacker, di maghi della violazione dei dati informatici, di mitiche figure provenientidal collettivo Anonymous. Poi la cronaca cade sui Carmelo, un nerd ventitreenne bullizzato della profonda Sicilia capace di violare documenti riservati, mail istituzionali, fondi in criptovalute e addirittura i file delle indagini che lo riguardano. Oppure sull’impiegato di banca pugliese che si smazza i documenti finanziari dei clienti. Fino all’accusa nei confronti di legittimi operatori della cybersicurezza come Equalize, Mercury Advisor, Develope, Go e altri, la cui ragione sociale riguarda, tra l’altro, la creazione e relativa manutenzione di database al servizio delle istituzioni (MinInterni, Viminale, sistema Sdi della polizia, Anpr Anagrafe nazionale della popolazione residente, Inps, Agenzia delle Entrate, Sistema Serpico e Siva Sistema informativo valutario), e dei privati (Barilla, Heineken, Ilva, Eni, Erg, Essilor Luxottica). Soggetti guidati da vip imprenditoriali, vicini ai vertici della politica, della finanza, dell’economia e della comunicazione, gloriose guide della Fiera Milano e dell’Eur Roma.
Si parla di dati violati quando in realtà gli accessi sono spesso legittimi. Oppure gran parte dei dati setacciatiprovengono dal libero e volontario mondo dei social dove le informazioni sono offerte direttamente dagli obiettivi bersaglio. Talvolta vengono estratti dalle chat su whatsapp come quella parlamentare dei 66 di Fratelli d’Italia. Per mettere un po’ di pepe si tirano in mezzo criminalità organizzata e servizi segreti anche esteri. In realtà finiscono sotto arresto o indagine, finora una cinquantina,super poliziotti, poliziotti, finanzieri, bancari, proprio i soggetti responsabilizzati per gestire i dati o vigilare sulla relativa sicurezza. Dai numeri degli accessi, 350mila solo per i dati della polizia, relativi a 800mila persone dossierate, ben oltre i 200mila che veramente contano, si comprende che non si tratta di un impegno da ritagli di tempo, ma di un’attività abnorme. La giornata tipo di centinaia di lavoratori, soprattutto delle istituzioni e della finanza, non hacker non maghi dell’informatica di quelli che dice Gratteri ci fanno girare la testa, è evidentemente dedicata all’uso traditore del dossieraggio su banche dati cui hanno legittimo accesso.
Le spiate viaggiano su tutti gli aspetti sociali o meno delle persone, da quelle da casistica dei futili motivi (comportamenti privati della fidanzata, immancabilmente modella e attrice, del cognato cantautore in via di separazione, della moglie in tresca con un immigrato) a quelli più rilevanti e gravi, informative sui conti correnti, sugli eredi concorrenti, sugli scheletri nell’armadio di aspiranti governatori e vertici per le Olimpiadi, di famosi giornalisti, presidenti di primari corpi intermedi e Cdp. Il fenomeno diventa di massa con lo spionaggio nei confronti dei dipendenti sospettati di insider trading e fughe di notizie, controllati ultimamente da software di monitoraggio ad hoc, tra cui il nuovo captator, intercettatore occulto anche del messaging che spopola come strumento di controllo dei presunti dipendenti infedeli.
Per questo ilGarante privacy, nel descrivere questo mercato smisurato di dati personalie societari, quotidianamente abusati, ha parlato di devianza diffusa i cui confini stagni fra clienti, spiati e operatori politici si perdono nella massa di industrie, famiglie celebri, banchieri, giudici, procuratori e personale dipendente e collaboratore, allargata a familiari, parenti, amici. Una devianza che ha, da un lato, origine e giustificazione nella criminalizzazione della riservatezza, in omaggio alla santificazione della trasparenza. E d’altro lato trova appiglio nella retorica della vigilanza democratica repubblicana che giustifica qualunque mezzo pur di svelare i presunti sentimenti antidemocratici dell’attuale maggioranza politica e conseguentemente della maggioranza dell’elettorato. I dossieraggio e spionaggio attuali hanno infatti forti radicinell’interpretazione storica e nella narrazione politica fondata, più che sul sospetto criminogeno, sull’accusa tout court di slealtà democratica. L’informazione politica da lungo tempo si è sovrapposta e identificata con il dossieraggio sistematico.
Qui stanno i fondamenti della normalizzazione della devianza di cui tratta negli Usa la sociologa Vaughan. Il sistema italiano rischia lo shock anafilattico se per difendere la rilevanza democratica della vicenda, dovesse invertire l’annosa marcia intrecciata da procuratori d’assalto e giornalismo d’inchiesta. Come è stato scritto, un dibattito culturale e giuridico fatto di pregiudizio, diffidenza, banalizzazione, formalismo e tecnicismo, oltre a svalutare, nei fatti condanna la protezione dei dati personali come un disvalore antidemocratico. Affossata poi dalle opportunità concesse da tecnologia dell’informazione, social ed esplosione esponenziale di modi e dei numeri dei dati in circolazione e da conservare.
Il databreachmartella dove già il dibattito martella da tempo.
* Studi tra Bologna, Firenze e Mosca.Già attore negli ’80, giornalista dal 1990, blogger dal 2005. Consulente UE dal 1997. Sindacalista della comunicazione, già membro della commissione sociale Ces e del tavolo Cultura Digitale dell’Agid. Creatore della newsletter Contratt@innovazione dal 2010. Direttore di varie testate cartacee e on line politiche e sindacali. Ha scritto Former Russians (in russo), Letture Nansen di San Pietroburgo 2008, Dal telelavoro al Lavoro mobile, Uil 2011, Digital RenzAkt, Leolibri 2016, Renzaurazione 2018, Smartati, Goware 2020,Covid e angoscia, Solfanelli 2021, Il Male assoluto sullo schermo 2022.
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