Attualità e cronaca

Schillaci: “Con Fnopi impegnati a valorizzare professione infermieri”
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Edilizia, da Lollobrigida e Castelli iniziative per favorire l’uso del legno nella ricostruzione del cratere del sisma del 2016
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GIORNATA MONDIALE DELL’ACQUA. MANIFESTAZIONE ANCHE A BENEVENTO
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Pasquale Sagnella è il nuovo coordinatore di NdC a San Lorenzello
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Politica

Difesa: Orlando, ‘piano Von der Leyen non primo passo ma passo nel vuoto’
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Ufficializzato il programma di arredo urbano della ceramica di Cerreto Sannita
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Incontro legalità – Liceo “G. Rummo” con  Don Aniello Manganiello
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Caso Garlasco: procura dispone analisi tra impronte inedite e Dna Sempio (2)
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Cultura e società

“Senza scorciatoie. Una storia per dire no alla mafia” di Nicola Gratteri e Antonio Nicaso
“Senza scorciatoie. Una storia per dire no alla mafia” di Nicola Gratteri e Antonio Nicaso

 La recensione del Direttore Daniela Piesco 

In “Senza scorciatoie. Una storia per dire no alla mafia”, Nicola Gratteri e Antonio Nicaso compiono un’operazione tanto rara quanto preziosa: raccontare la criminalità organizzata non solo come fenomeno sociale e giuridico, ma come qualcosa che si insinua nei silenzi, nei compromessi e nell’indifferenza. Lo fanno con un linguaggio accessibile ma mai banale, parlando ai giovani, agli insegnanti, ai cittadini comuni, nella convinzione che la lotta alla mafia si vinca prima di tutto nelle coscienze.

Il libro si snoda come un racconto diretto, quasi confidenziale, dove la narrazione è arricchita da esempi concreti, storie vere e riflessioni potenti che colpiscono per chiarezza e profondità. Gratteri, da sempre in prima linea contro la ’ndrangheta, riesce ancora una volta a unire rigore istituzionale e passione civile. Ma ciò che colpisce di più è la sua empatia: non è mai distante, mai freddo. Parla da uomo a uomini, da cittadino a cittadini. La sua voce non è quella del giudice irraggiungibile, ma di chi condivide il peso di una battaglia che riguarda tutti.

La forza di Gratteri sta nel non cercare scorciatoie, come il titolo stesso suggerisce. Non edulcora, non semplifica. Denuncia l’inerzia delle istituzioni, la complicità silenziosa di certi ambienti, ma al tempo stesso propone: educazione, consapevolezza, responsabilità individuale. Insieme a Nicaso, offre al lettore un’analisi lucida e coraggiosa, ma anche un invito ad agire, a non voltarsi dall’altra parte.

L’intreccio tra esperienza personale e visione storica fa di questo libro un piccolo manifesto civile. È un testo che si legge con avidità, ma che invita anche a fermarsi, a riflettere, a discuterne. Gratteri emerge ancora una volta non solo come uno dei più competenti e determinati magistrati italiani, ma come un uomo profondamente umano, capace di sentire e restituire la sofferenza, la rabbia, la speranza.

In un’Italia spesso stanca e disillusa, Senza scorciatoie è una boccata d’aria onesta e coraggiosa. È un libro che andrebbe letto nelle scuole, discusso nelle piazze, tenuto sul comodino. Perché la mafia, come ci ricorda Gratteri, si combatte anche – e soprattutto – con le parole giuste, con la verità, con la forza della coerenza. E lui, ancora una volta, dimostra di avere tutto questo.

Verità e denuncia di Leonardo Sciascia: il regista Fabrizio Catalano prosegue l’opera del nonno
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Il silenzio che grida: la memoria come atto di resistenza in’Un dettaglio minore’
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Ambiente

Dai rifiuti urbani alla rinascita marina: come proteggere i nostri mari con progetti innovativi
Dai rifiuti urbani alla rinascita marina: come proteggere i nostri mari con progetti innovativi

Il progetto di New York che prevede l’utilizzo dei vagoni della metropolitana come barriere coralline artificiali rappresenta un esempio straordinario di economia circolare e innovazione ambientale. Questa iniziativa, che ha trasformato oltre 2.500 vagoni dismessi in habitat marini, non solo ha evitato lo smaltimento in discarica, ma ha anche contribuito al ripristino della biodiversità oceanica. I vagoni, accuratamente ripuliti da materiali nocivi, sono stati immersi nell’oceano per diventare rifugi per pesci, coralli e altre specie marine, creando ecosistemi vitali in aree dove le barriere naturali sono state danneggiate.

Il metodo impiegato a New York è particolarmente interessante per la sua semplicità ed efficacia. I vagoni, grazie alla loro struttura in acciaio e alle superfici lisce, offrono una base ideale per la crescita di alghe e coralli. Questo processo avvia una catena alimentare che attira altre forme di vita marina, trasformando un rifiuto urbano in una risorsa ecologica. Tuttavia, la chiave del successo risiede nella rigorosa preparazione dei materiali: ogni vagone viene privato di componenti potenzialmente dannosi per l’ambiente marino, garantendo così la sostenibilità dell’intervento.

Un progetto simile potrebbe essere replicato in Italia, dove la tutela del patrimonio marino è cruciale. Le nostre coste ospitano ecosistemi fragili come le praterie di Posidonia oceanica e le barriere coralline del Mediterraneo, che potrebbero beneficiare di interventi mirati. Ad esempio, si potrebbero utilizzare materiali dismessi come vecchie navi o strutture metalliche industriali per creare barriere artificiali simili a quelle realizzate con i vagoni della metro a New York.

In Italia esistono già progetti innovativi nel campo della rigenerazione marina. Le barriere coralline stampate in 3D, realizzate con cemento eco-compatibile, rappresentano un esempio locale di tecnologia avanzata applicata alla protezione degli ecosistemi marini. Questi moduli bio-attrattivi favoriscono il ripopolamento ittico e la crescita della Posidonia, dimostrando che interventi tecnologici possono essere integrati con pratiche sostenibili.

La protezione dei mari richiede un approccio sistemico che combini innovazione tecnologica ed economia circolare. Oltre a progetti come le barriere artificiali, è fondamentale affrontare il problema dell’inquinamento da plastica e rifiuti marini. Iniziative come il progetto EPIC in Italia mirano a recuperare e riciclare i rifiuti dispersi nei mari e nei fiumi attraverso tecnologie avanzate come la pirolisi o il riciclo enzimatico. Questi interventi potrebbero essere integrati con programmi di educazione ambientale per sensibilizzare le comunità locali.

Un ulteriore passo potrebbe essere lo sviluppo di collaborazioni transfrontaliere per condividere buone pratiche e tecnologie innovative. Ad esempio, l’esperienza americana potrebbe essere adattata alle specificità del Mediterraneo, utilizzando materiali locali e coinvolgendo le comunità costiere nella gestione delle risorse marine.

Progetti come quello di New York dimostrano che è possibile trasformare i rifiuti in risorse preziose per l’ambiente. Replicare queste iniziative in Italia non solo contribuirebbe alla salvaguardia dei nostri mari, ma offrirebbe anche un’opportunità per promuovere un modello di sviluppo sostenibile basato sull’economia circolare e sull’innovazione tecnologica.

 

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